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Visualizzazione dei post da 2016

Trump, le trombette e le fiamme di Aleppo

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Caro Donald,  sono Felice che ti scrive da un’Italia un po’ rimbambita di ref e rend o e quindi mi perdonerai se nel penziero che è sotto scritto ci sarà qualche errore di confusione. Ma qui ormai ci si accozza e sparpaglia come meglio si può. Intanto c’è puzza di bruciato. E io mi sono un po’ scocciato delle chiacchiere.

Erdogan, l’impero delle Otto Mani e le fate turchine

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Caro presidente Erdocan, sono Felice che ti scrive dal sottoscala di via Casalofio con la marezza che solo a pensare alla Turchia di oggi ti prende una soffocazione alle tonsille. Capisco che anche a te ti viene la marezza in questa situazione che non ci hai più un pirtuso di prigione libero dove mettere la gente traditora della madrepatria. E mi dispiace che i giornali nel mondo si sono un poco dimenticati di te. Onestamente hanno una qualche ragione, visto che le notizie da Ankara da tre mesi a questa parte sono piuttosto monotone: che agli arresti seguono le sospensioni, i licenziamenti e poi ancora arresti e sospensioni, che pare un’evacuazione generale.

Il Teatro Zazzera, i chiodi e la luna di Astolfo

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Cari amici lavoratori del Teatro Zazzera, sono Felice che vi scrive con la leggerezza dei senza stipendio, che voi potete ben capire, anche se un pochino zavorrati di incavolatura nelle tasche. Certo è un mistero come il Teatro Zazzera a Palermo ha sempre la crisi, ma è un fatto che ormai nella politica si chiacchiera penzando che il teatro si fa coi fantasimi e non coi personi in carne e ossa. Molti malignano e pochi ci hanno qualche idea sensata o amorosa. E a chi il Teatro ha provato a farlo più allegro, non si sa perché, ci hanno messo il sapone sotto le scarpe perché scivoli via alle prime sbrizziate d’agosto.

Oroscopo sghimbescio d’agosto

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Cari amici lettori di questo blogh, sono Felice che non ho lamentazioni speciali, anche se da tre mesi il Cine-Teatro Zazzera non mi paga per le pulizie. Ma la fortuna ha voluto che il proprietario per farsi perdonare mi ha regalato la locandina un poco strappata  di un vecchio film, che si legge solo un pezzo del titolo, Miracolo a... e quindi la mia idea è un poco pallida di dove è stato questo miracolo di film. Dice che è una rarità e io l’ho appesa sul tetto sopra il letto. Così, quando mi corico sul letto sotto quel tetto, mi sembra anche a me di svolazzare a cavallo della scopa come i signori del disegno: l’incazzamento si sbollenta e mi dimentico che non mi pagano per il lavaggio della sala Zazzera, tualet maschi e femmine comprese.

Emmanuel, i balordi e Noè

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Caro Presidente Sergio, sono Felice che ti scrive con l’amicizia di cittadino che ammira l’Italia, località piacevolmente ammena, a parte qualche cretino che ne faremmo ammeno. Caro Presidente, io mi avevo messo a scriverte una lettera di buona estate con tutte l’allegrezza del caso, perché l’estate è il tempo di qualche vacanza festiva. Purnondimeno, vedo che, forse per la caloria e lo smogh, i cervelli di tanti s’ingrippano e i piedi restano a pestare l’acqua ribollita nel mortaio. Mentre per le strade del mondo l’odio schizza fra gente di pelle o credenze diverse e il giudizio si accorcia. Così la mia lettera si è piegata verso un po’ di amarezza.

Platini, l’amore più bellissimo e le palle del calcio

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Caro Miscel, sono Felice che ti scrive, con l’ammirazione doppia che ti voglio esprimere per ogni piede che hai. Caro Miscel, quando eravamo giovani ci hai dato l’amore più bellissimo e lo spasso più felice con le palle del calcio, quando il calcio ci aveva le palle perfette, o almeno a noi sembravano bellissime.

Christine Lagarde e il sonno del PIL

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  Cara Cristina, sono Felice che ti scrive e spero che nel Fondo Monetario starete tutti bene, in salute e contanti. Cara Cristina, oggi voglio parlarti di come ogni giorno può essere buono per sbigottirsi. E tu che vivi al capo del Fondo nel mezzo delle banche, forse afferrerai questi miei penzieri, perché, come sai, le banche sono al mondo per bancarottare tutte le nostre certezze.

Marchionne, Einstein e i fagiolini

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Caro Sergio, sono Felice che ti scrive e spero che anche se è da poco passato il primo maggio, non ti è rimasta troppa tristezza per questo ammucchiamento di parole che ti tirano addosso i sindacati. Caro Sergio, intanto io non capisco perché questo giorno si chiama festa del Lavoro. Forse sarebbe meglio chiamarlo festa della Buona Stella, visto che, se va bene, sono rimasti solo lavoretti di fortuna per i giovani e la pensione chi l’ha avuta l’ha avuta e gli altri se la sognano. Oppure festa della Grazia, visto che ormai i disoccupati il primo maggio assaltano i treni per Lourdes. Ma non voglio darti penzieri inutili e ti scrivo dal pertugio per una mia riflesione di scienza economica che è roba che tu ci hai ferrata nella testa.

Matteo e i canguri

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Caro Presidente Matteo,sono Felice che ti scrive e ti scrivo che sto bene e spero che anche tu starete bene con tutto il Governo e il Parlamento. Ti rubo poco tempo, ché so che ci hai un sacco di penzieri e tanta gente che si lamenta come gufi intrappolati nel pollaio. Scusa se la mia scrittura è un poco strana, ma la mia scuola è serale e non ci si vede tanto bene. E anche se tu, giustamente dici che la Scuola è buona, qui da noi ci servirebbe qualche lampadina in più.

E sono Felice

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Buongiorno a quelli che mi leggono su questo blogh. Io sono Felice che è contento di scrivere per fare sapere quello che penza. E c’è da chiedersi perché. Ma non c’è risposta. Comunque è bello penzare che le parole si fanno un viaggio sulla carta come se saltassero sull'autobus solo per vedere dove porta. T anto chi legge può penzare quello che vuole e al capolinea tornarsene indietro.